Fonte: Heraldo
La prima delle cinque conferenze ideate dal comitato di esperti “Verona e la psicologia” ha avuto ospite lo psicoterapeuta Alberto Pellai. «Individuarsi significa lavorare per diventare la persona che si vuole essere».
Una voce di speranza che infrange l’atmosfera cupa di queste ultime settimane, viene dall’iniziativa “La Comunità incontra la psicologia”, un ciclo di incontri organizzato dal Comitato di psicoterapeuti “Verona e la Psicologia“, con il patrocinio del Comune di Verona e di Aulss 9 Scaligera, che proseguirà fino al 27 aprile 2024.
Al Palazzo della Gran Guardia sabato 25 novembre si è tenuto il primo incontro di un ciclo di conferenze che ha visto come relatore principale il medico e psicoterapeuta Alberto Pellai sul tema “Allenarsi alla vita, apprendere non solo il sapere e il saper fare ma anche il saper essere”.
Ad introdurre l’intervento di Pellai, l’esperienza educativa condotta dalla cooperativa Hermete grazie al progetto di sviluppo di comunità “Genera”, che ha goduto del sostegno della Fondazione San Zeno, della collaborazione di Aulss 9 e dei Comuni di Dolcè e Brentino Belluno. É stato Luciano Pasqualotto, docente di Psicologia all’Università di Verona, a parlare di speranza paragonando la comunità di persone a un organismo vivente, che come tale ha un cuore pulsante con il suo movimento di diastole e sistole. Anche la comunità si apre, nel segno dell’accoglienza e si chiude, può star male, soffrire e poi rigenerarsi.
«La salute sociale di un territorio, di una comunità è fatta di aperture e chiusure, aperture al diverso, straniero, fragile, e chiusura nel ritrovarsi tra simili. Da chi dipende questo movimento? Da chi nella comunità ha un ruolo, dagli amministratori, da chi ha una possibilità di agire, dipende anche dai sacerdoti e da chi ricopre ruoli informali ma preziosi. È un processo che non avviene da solo, deve essere promosso», ha affermato Pasqualotto.
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